Tab Article
«Ogni trattazione sistematica di un istituto giuridico deve proporsi, innanzitutto, un compito informativo: deve illustrare lo stato dell'arte tanto dal punto di vista di quel che ne dice la dottrina e dei percorsi con cui vi è arrivata, che dal punto di vista delle soluzioni che i giudici hanno apprestato e dei ragionamenti che ad esse li hanno condotti. Ho cercato di adempiere a questo compito con lo scrupolo di cui sono capace: anche perché non si va da nessuna parte se non si sa da dove si intraprende il cammino. Ma nel mettere mano a questo lavoro mi sono prefisso anche un compito ulteriore, quello di mostrare un modo diverso in cui le questioni cruciali della responsabilità possono essere trattate e, soprattutto, i differenti interrogativi che alle sue regole ed ai concetti con cui solitamente sono illustrate si possono rivolgere per averne risposte adeguate. E soprattutto ho cercato di farlo in modo "comunicativo", provando a spiegare come si può fare e le continuità e discontinuità in cui quest'altro modo di fare si pone con quel che si è fatto e si continua a fare. Nella cucina della mia casa da ragazzo, a mio padre e mio fratello che mi guardavano stupiti, in un'atmosfera che a me sembrava tragica, dichiarai di voler cambiare facoltà. Ero al primo anno di giurisprudenza, alle prese con lo studio del diritto privato e con un manuale, il Barbero, che solo dopo avrei apprezzato ma che stavo leggendo per la prima volta. A provocarmi un tale turbamento era il concetto di negozio giuridico: mi ero chiesto "cos'è" e non ero riuscito a darmi una risposta che mi facesse capire quel che a questo proposito si diceva nel testo. Mio Padre, che era un grande avvocato, sorridendo mi disse che, quando mi imbattevo in questa strana "cosa" avrei dovuto pensare agli affari, agli scambi e agli accordi per determinarne le condizioni...» (Dalla Prefazione)