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Le fattispecie "di durata" reato permanente, abituale e "a consumazione prolungata" rappresentano categorie dogmaticamente non del tutto chiare e il cui impiego da parte della giurisprudenza appare spesso instabile e tormentato. L'Autore sottopone ad analisi critica le categorie in parola e, anche attraverso il confronto comparato con l'ordinamento tedesco, ne evidenza il fondamento meramente "concorsuale". Si tratta, infatti, di semplici "unità di reato": considerazioni giuridicamente unitarie di una molteplicità di violazioni della stessa norma. Questo approdo intermedio spinge l'autore nel cuore della dottrina del concorso di reati, in particolare alla ricerca della ragione dogmatica che consenta di spiegare la considerazione giuridicamente unitaria quale reato unico di molteplici violazioni della stessa norma e dei criteri che possano guidare l'interprete nel giudizio attorno all'unità o pluralità di reato. Il chiarimento di questa questione fondamentale e, per il suo tramite, il corretto inquadramento della fattispecie permanente, consentirà di rispondere a numerosissimi dubbi sorti nella prassi, la cui attualità è dimostrata da decine e decine di casi reali che l'autore trae dalla più recente giurisprudenza di legittimità.