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«L'Unione europea umiliata, offesa, tradita. Tradita dagli Stati, dai governi; offesa dai mass media; le istituzioni europee vituperate; i Popoli inconsapevoli che giudicano senza conoscere mostrando un preoccupante, banale e pericoloso conformismo. L"'Europa" come capro espiatorio: "la causa di tutti i nostri mali"; ma anche come una subdola "valvola di sfogo" (politico) per i governi nazionali incapaci di stabilire politiche risolutive delle crisi. Questo è il contesto che viviamo in Italia e in altri Stati europei. Nell'immaginario collettivo, attesa la cattiva stampa che viene somministrata quotidianamente, l'Unione europea è percepita come la causa di molte disgrazie che affliggono la maggior parte del continente europeo. La "percezione" tuttavia non risponde alla realtà delle cose. Come se l'unico e inesorabile problema dei nostri tempi, e per il nostro Paese in particolare, sia unicamente l'Europa". Non c'è giorno che ne leggiamo pagine intere nei maggiori quotidiani nazionali. Per non parlare dei social network. Una vera e propria "guerriglia" mediatica che ci porterà verso un futuro incerto. Ma al di fuori dell'"Europa" non ci sono altre preoccupazioni "nazionali" meritevoli di approfondimento politico tali da occupare le prime pagine? E soprattutto auspicarne una soluzione concreta? L'integrazione dei popoli europei non è più percepita come il fenomeno giuridico-politico più importante del secolo scorso; come il veicolo continentale di pace e benessere? Le democrazie cc.dd. "occidentali" stanno soffrendo da tempo un'involuzione, forse irreversibile, che potrebbe portare di qui a qualche anno ad un nuovo e imprevedibile ordine mondiale. Ragionevolmente anche ad un nuovo ordine "europeo". Ma l'Europa" anch'essa ha tradito i Popoli? L'Unione europea è ancora quella "comunità di diritto" che ha come soggetti non soltanto gli Stati e le istituzioni europee ma anche (e soprattutto) le persone, i cittadini, i Popoli? Occorre sicuramente ripensare l'Unione europea ma occorre altresì "fare gli europei" e così facendo si può ripartire insieme e chiederci: quale sarà il futuro dell'integrazione europea? Tra le tante utopie proposte e i tanti "ismi" - sovranismo, nazionalismo, statalismo - l'"europeismo" è un'opzione imprescindibile della storia d'Europa e del mondo e, mi sia consentito, un'esigenza non soltanto economico-commerciale bensì politico-morale irrinunciabile. Nonostante tutto.»