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Partendo dalla celebre domanda di Kant circa il "costante progresso verso il meglio" del genere umano e guardando ad essa nella prospettiva giuridica, il volume affronta il tema della incessante trasformazione del diritto prendendo in considerazione l'apporto di diversi soggetti e poteri che operano all'interno e all'esterno di ciascuno Stato. Fra essi, un ruolo sempre più importante è rivestito dal potere giudiziario senza però dimenticare che le trasformazioni culturali e sociali possono avere un peso rilevante non solo sulle decisioni del potere legislativo ma anche su quelle del potere giudiziario. È tuttavia difficile capire se si realizzi una evoluzione o una involuzione e l'interrogativo kantiano conserva la sua attualità. Pertanto, nella consapevolezza della difficoltà della tematica, e anche della sua vastità, questo libro adotta una prospettiva specifica che pone al centro l'attività ermeneutica del potere giudiziario, da un lato, e quella dell'individuo, dall'altro. Intende così offrire un contributo alla comprensione dell'esperienza giuridica odierna delineando un percorso argomentativo che guarda al diritto che si trasforma nella società grazie all'interazione fra giuristi e non, fra giudici e dèmos, fra società civile e ordinamento giuridico. Queste interazioni si accompagnano a un divario, più o meno ampio a seconda dei casi, fra costituzione in senso formale e in senso materiale, fra legge scritta e diritto vivente, fra fattispecie concreta e fattispecie astratta: in ultima analisi e in senso più generale, fra la società e l'ordinamento che la regola. E, in altra prospettiva ancora, fra la legge e l'individuo.