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Una nuova specie di rosa, l'Augusta Palatina, che racchiude il patrimonio genetico di alcune delle più antiche rose pervenute fino a noi e incarna l'immagine della rosa di cui parlano le fonti antiche, è stata scelta per celebrare il roseto del Parco archeologico del Colosseo. Torna a risplendere così il roseto del Palatino, realizzato agli inizi del secolo scorso da Giacomo Boni, architetto-archeologo veneziano, convinto sostenitore di un attento impiego del verde nelle aree archeologiche, importante per riproporre l'antica armonia tra monumenti e paesaggio. A lui si deve l'impianto del roseto, con l'intento di far rivivere lo spirito dei giardini imperiali e dei rinascimentali Horti Farnesiani che, in fasi successive, avevano abbellito la sommità dell'antico colle. Il testo di Patrizia Fortini, splendidamente illustrato da foto d'epoca, racconta l'approccio estremamente moderno di Boni nell'utilizzo degli organi di stampa, dei giornali e dei mezzi di comunicazione all'inizio del XX secolo, Massimo de Vico Fallani scrive di Boni riformatore dei giardini di Roma e Luigi Gallo fa un excursus, corredato da molte e belle riproduzioni, sulla rappresentazione della rosa nell'arte moderna e contemporanea. Gabriella Strano, infine, architetto paesaggista del Parco archeologico del Colosseo, descrive il rinnovato roseto del Palatino e le sue rose.