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"C'è una frase. riportata in questo libro, che Luigi Zoppas dice al figlio Enrico: 'Un tempo il problema era sopravvivere. Non si mangiava per vivere e il piacere non era nel cibo ma nello stare al mondo'. Descrive perfettamente lo stato d'animo delle famiglie nell'immediato dopoguerra, e racchiude in sé anche il valore di un passaggio di testimone generazionale tra un imprenditore e suo figlio. Si cominciava a intravedere, in quegli anni, uno scorcio di benessere che veniva però vissuto addirittura con un senso di colpa. Il ricordo dei dolori e delle privazioni, non solo della guerra, era ancora inciso nella carne della gente, era impresso nella memoria collettiva. Si stentava a credere che quello che si possedeva - persino il semplice ingrediente di una modesta cena - potesse rappresentare una conquista duratura. Una condizione psicologica che riassumeva la saggezza e il senso pratico di un'Italia ancora contadina, timidamente affacciata alle soglie del benessere, temprata nel carattere dallo spettro della fame e dai rigori di inverni gelidi. Gente non ancora abituata al consumo, talvolta vissuto addirittura come uno scialo, ma consapevole che sacrificio e lavoro venissero prima a poi premiati."