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In un suo precedente lavoro, "Psiche nella città dell'arte" (FrancoAngeli, 2009), l'Autore ha definito i margini della psicologia nell'arte, distinguendola dalla psicologia dell'arte e dall'arteterapia. Oggi, in questo libro, la relazione tra la psicologia e l'arte si raffigura mediante il dialogo tra uno "Sposo" e una "Sposa" le cui dinamiche ambivalenti, come in ogni rapporto, sono elaborate attraverso il racconto di una fiaba, quella di Gioia e Mariasole Fortuna. Più che un saggio, si tratta del "manifesto" per una "psicologia nell'arte". Qui, in particolar modo, della pittura come registro dei processi di trasformazione dell'anima e nell'anima. La "Psiche è Eros" con la giovane artista Ámart, la "Psiche è Bellezza" nell'incessante riflessione e ricerca artistica di Antonio Passa, la "Psiche è Armonia" per lo stesso Autore che rende indistinguibili il "segno" dal "suono" e viceversa. Come scriveva Aldo Carotenuto: "L'"occhio" di Pansini... ci illumina sullo stretto legame che esiste tra l'arte e la psicologia dal momento che solo la capacità di scendere nella propria Ombra permette poi di risalire per dar luce a quanto appariva prima incomprensibile".