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Il punto di partenza del volume sono diversi disegni e pochi carteggi che documentano l'attività professionale dell'architetto Gaetano Rapisardi. Una documentazione priva di organicità e sistematicità, lacunosa e discontinua, casualmente ma fortunosamente sopravvissuta, che si costituisce come punto di vista privilegiato perché ravvicinato all'oggetto e al fine del volume: il disegno di architettura. Poi, per addentrarsi attraverso la prolifica attività professionale di Gaetano Rapisardi, tra gli itinerari possibili si è scelto di seguire quello delle occasioni progettuali per la sua città natale, Siracusa. In questo modo i limiti imposti dagli accadimenti più prossimi a quel particolare progetto, preso in carico da ogni capitolo del volume, sono divenuti strumentali al dispiegarsi del racconto, trasformandosi in molteplici occasioni per rimandi e relazioni, al fine di ricostruire la trama delle connessioni tra le cronache di una città di provincia e la storia dell'architettura del quadro nazionale, in particolare nel periodo tra le due guerre. Dall'analisi di tale documentazione si è così partiti per quel 'sommario giro di orizzonte' tracciato, però, sempre a partire dai disegni di Rapisardi da cui sono prepotentemente emersi i 'temi' e i 'modi' del suo 'fare architettura', tutti pertinenti alle questioni generali, da quelle culturali al rapporto tra progettazione e rappresentazione dell'architettura fino alle specificità del ruolo professionale. Disegni che mostrano e dimostrano come il 'fare architettura' sia sempre risolto da Gaetano attraverso uno sforzo grafico incessante e continuo, un metodo di studio e di lavoro dove il disegno di architettura è l'elemento di mediazione tra la visione urbana e il dettaglio puntuale e con cui risolve il rapporto dialettico tra tradizione e modernità. Ma da tutto l'insieme affiora qualcosa in più anche sul profilo di Gaetano, siracusano di nascita, ma 'romanissimo' di adozione, che pratica la professione per oltre cinquant'anni su tutto il territorio nazionale. Liquidato spesso come 'fedele collaboratore di Piacentini', il volume ne mette in evidenza passione, tenacia e propensione all'autonomia che, quando la reputò necessaria, dimostrò anche nei confronti di Marcello Piacentini, nonostante l'indiscutibile dipendenza professionale, ma sempre accanto alla genuina e profonda stima che nutrì nei suoi confronti, unico a cui riconobbe il ruolo di maestro, seppure in realtà non lo fosse mai stato. Autonomia che dimostrò fin da giovanissimo quando decise di allontanarsi dalla sua città natale per trasferirsi per sempre a Roma. Una distanza che negli anni sarà sempre più geografica e sempre meno sentimentale, come raccontano alcuni dei suoi disegni più tardi, sempre più a 'riga e squadra', dove si fatica ad intravedere quella incrollabile passione per la certezza della professione mentre inizia ad insinuarsi un'aurea nostalgica per quella Siracusa che ormai può solo rammemorare.