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Tra il secondo Cinquecento e il primo Seicento, Brescia, città della Terraferma veneziana, priva di un ambiente di corte, è protagonista di importanti trasformazioni che coinvolgono sia la forma urbana sia le relazioni tra i lignaggi delle famiglie aristocratiche, che sperimentano nuove strategie di rappresentazione della posizione sociale raggiunta. Le ricerche qui presentate - individuando soprattutto nella diplomazia, nel mecenatismo e nei diversi approcci alla cultura e al consumo, gli ambiti di azione e affermazione di alcuni esponenti, ancora poco noti, del ramo patrizio veneto della famiglia Gambara - propongono una riflessione su come il ruolo di intermediari, da essi esercitato sulla scena politica, economica e sociale, abbia contribuito a veicolare nel tardo Rinascimento, attraverso una rete di relazioni che coinvolge i maggiori centri urbani della penisola, la dimensione culturale internazionale nel contesto locale di Brescia. I temi, esplorati attraverso un approccio metodologico interdisciplinare e facendo uso di fonti inedite, approfondiscono, insieme al contesto culturale di riferimento, le ricadute dell'intreccio di relazioni politiche e diplomatiche tessute dagli esponenti di questo lignaggio sul loro stile di vita e sul loro comportamento di consumo, incline al collezionismo e all'adesione ai canoni di buon governo della casa che la trattatistica sull'economica ha parallelamente contribuito a codificare e diffondere.