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È un'indagine dei rapporti fra due "periferie" dell'Eurasia che l'autore propone, tenendosi lontano da una visione eurocentrica, che spesso ha portato a considerare le società dell'Asia meridionale come qualcosa di alieno e di "separato" rispetto all'Europa. Nel libro, al contrario, viene messa in luce una storia che testimonia di continui incroci, connessioni e contaminazioni fra gli attori sociali coinvolti. La natura stessa del tema - le dinamiche dei rapporti fra popoli e sistemi politici attivi in un enorme spazio geografico - scoraggia un punto di vista unidisciplinare e costringe il ricercatore a considerare una metodologia di analisi più inclusiva, che presenta spunti di grande interesse per storici, antropologi e specialisti di studi postcoloniali. Se il colonialismo è stato un fattore ovvio di unione fra l'Asia meridionale e l'Europa, e le religioni possono essere viste come un fattore importante di interazione, non bisogna trascurare né le dinamiche legate alle migrazioni e alle reti commerciali e culturali, né le esperienze di resistenza anticoloniale: nel corso della "lunga" età moderna, tutti questi elementi insieme hanno modellato tanto il sistema geopolitico euroasiatico, quanto la visione del mondo delle popolazioni che lo abitano.