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L'istituzione di un sito Unesco può essere considerata non solo come il riconoscimento del valore del patrimonio culturale o naturale esistente in luogo, bensì come un progetto di territorio, guidato da specifiche reti di attori che, mobilitando il patrimonio come risorsa, intendono affermare le proprie strategie e i propri obiettivi. Secondo questa prospettiva, si può affermare che un modo per comprendere le relazioni tra la Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità (World Heritage List) e i territori nei quali si trovano i siti sia quello di indagare come il sistema immateriale globale delle regole, dei discorsi e delle procedure Unesco sia stato territorializzato alla scala locale, ricostruendo le caratteristiche della territorialità che si produce intorno a un sito riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità. Questo volume raccoglie i risultati di una ricerca avviata nell'ambito del dottorato in Ambiente e Territorio del Politecnico di Torino - svolto in collaborazione con l'istituto di ricerca SITI tra il 2011 e il 2014 - e continuata all'interno del progetto di ricerca locale "Geografia dell'Antropocene", finanziato nel 2017 dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'educazione dell'Università degli Studi di Torino, dedicata ad approfondire criticamente la territorializzazione nel contesto italiano della categoria di patrimonio che l'Unesco definisce dei "paesaggi culturali". La prima parte del libro approfondisce il percorso culturale e politico che ha portato alla nascita del concetto di Patrimonio dell'Umanità, esplorando il dibattito relativo alle ricadute territoriali del riconoscimento Unesco e concentrandosi in particolare sulla categoria dei "paesaggi culturali", istituita all'interno della WHL nel 1992. Nei capitoli centrali vengono descritte le metodologie utilizzate nel contesto della ricerca, a partire da un possibile modello d'interpretazione della territorializzazione della WHL alla scala locale, fondato su quattro assi: relazioni tra attori, rappresentazioni, regole e risorse. La sezione finale del libro presenta i risultati empirici della ricerca, attraverso l'applicazione di questa prospettiva teorica a quattro siti italiani che appartengono alla categoria dei paesaggi culturali (Cinque Terre e Porto Venere; Costiera Amalfitana; Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con la Certosa di Padula e i siti archeologici di Velia e Paestum; Val d'Orcia) e l'analisi approfondita di una "territorializzazione in corso", cioè la candidatura alla WHL dei paesaggi vitivinicoli del Piemonte, nell'area di Langhe, Roero e Monferrato, i quali, dopo una prima bocciatura, sono stati riconosciuti come Patrimonio dell'Umanità nel giugno 2014.