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La Svezia si è da sempre distinta dai vicini paesi scandinavi per il suo approccio liberale e multiculturale nelle politiche degli ingressi e di integrazione dei migranti. L'attuale dramma dei rifugiati ha tuttavia fatto vacillare l'idea che si tratti di uno dei luoghi più democratici ed egualitari al mondo. Quali principi e priorità hanno guidato le sue politiche? Si può parlare di effettiva inclusione di coloro che sono nati all'estero e delle seconde generazioni? La ricerca empirica, condotta in questo paese nordico, restituisce un'immagine complessa e sfaccettata di una società che accoglie e, al tempo stesso, esclude. Nella fase storica che sta vivendo, caratterizzata da veloci quanto profondi cambiamenti, la Svezia non può sottrarsi a uno sguardo problematico e aperto a nuove soluzioni per rispondere alle vecchie e nuove sfide poste dalle migrazioni. Una disamina critica su come questo paese scandinavo ha affrontato e gestisce oggi i flussi di migranti e la loro presenza sul territorio rappresenta un'utile riflessione su uno dei temi attuali più dibattuti e controversi e offre, inoltre, una possibile chiave di lettura per la comprensione delle più ampie e articolate dinamiche che stanno interessando l'intera Europa.