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Le crisi dei mutui subprime avvenuta negli anni 2007-2009 e quella successiva che ha caratterizzato i debiti sovrani dei Paesi Europei negli anni 2010-2011 hanno determinato una profonda contrazione dell'economia reale, generando il deterioramento delle condizioni di solvibilità delle imprese e delle famiglie e, al contempo, l'accumulazione di rilevanti volumi di crediti deteriorati (Non Performing Loans, NPLs) nel sistema bancario. I sempre più stringenti vincoli posti dalla vigilanza bancaria impongono alle banche crescenti livelli di accantonamenti (provisioning), a fronte di margini reddituali in contrazione, anche a seguito - tra l'altro - di una prolungata politica monetaria espansiva. In tale contesto, il sistema bancario italiano è chiamato a ripensare ai propri modelli di business, al fine di contrastare la continua erosione dei margini aziendali complessivi. In questa prospettiva, l'area crediti può offrire il proprio contributo riformulando i propri processi organizzativi e di controllo interno e valorizzando il portafoglio di NPLs, poiché un'adeguata analisi delle posizioni deteriorate e la definizione di una strategia differenziata per cluster possono rappresentare un'opportunità di business per la banca. Un mix ottimale di strategie alternative di gestione dei crediti deteriorati, che spazia dalle internal workout unit, all'utilizzo di servicer in outsourcing, alla cessione sul mercato secondario dei NPLs sino alla implementazione di operazioni di cartolarizzazione con garanzie statali (GACS), può rappresentare una leva gestionale tesa alla massimizzazione del recovery rate per la banca e, in definitiva, alla riduzione del costo del credito. Il volume fornisce un supporto teorico-metodologico al tema della valutazione dei crediti non performing nelle banche, secondo diverse prospettive (regolamentare, contabile e di mercato) fornendo utili spunti per governare le complesse scelte di gestione del portafoglio crediti deteriorati in banca.