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Dai numerosi cantieri editoriali che hanno visto la luce negli ultimi decenni e dalla crescente attenzione per le arti performative sono emersi aspetti e problemi legati tanto alla ricerca scientifica quanto alle rappresentazioni contemporanee. Esiste una filologia dello spettacolo? Può accontentarsi dei canoni di una tradizione operativa o richiede una profonda revisione degli statuti disciplinari? Quali sono le specificità dell'edizione critica di un testo teatrale o di una sceneggiatura? E, se ve ne sono, dipendono dalle caratteristiche dell'oggetto o dall'approccio metodologico dello studioso che se ne occupa? Come si confronta la pratica del palcoscenico con le questioni che emergono dallo studio approfondito dei testi? Il volume nasce da un incontro di studi intorno a questi interrogativi e raccoglie saggi che propongono riflessioni, da prospettive diverse e su un lungo arco cronologico, sull'incontro/scontro fra l'esigenza di preservare lo spettacolo nella memoria e il suo carattere inevitabilmente effimero. Dai Greci alle avanguardie, dal Rinascimento alla scena dialettale, si tratta di cogliere caratteri permanenti e strategie di indagine e rilettura specifiche per ogni cultura, per ogni contesto produttivo.