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In età moderna il clero addetto alla coscienza dei principi svolgeva molteplici funzioni. Dimensione spirituale e ruolo politico tendevano infatti a confondersi nelle figure di confessori, cappellani, elemosinieri, la cui presenza a corte poteva talora contribuire ad orientare particolari esperienze religiose. È il caso della congregazione eremitica camaldolese di Piemonte, il cui sviluppo nell'Italia nord-occidentale di inizio Seicento fu promosso dal confessore del duca Carlo Emanuele I di Savoia, l'eremita Alessandro Ceva (1538-1612). Personalità influente e carismatica in vita, dopo la morte Ceva fu oggetto di un culto che non riuscì tuttavia a trovare riconoscimento canonico. La sua figura, già esaltata dall'erudizione settecentesca, nel XIX secolo venne rievocata dalla cultura ecclesiastica in chiave apologetica e controversistica. La vicenda di Ceva è stata qui ricostruita sulla base di documentazione inedita, fra cui una biografia (integralmente pubblicata in appendice) attribuita a Valeriano Castiglione.