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La sentenza costituzionale n. 238/2014 è una pronuncia "storica". In essa si afferma che non può avere applicazione, in Italia, la consuetudine internazionale che esclude la responsabilità civile degli stati per i danni derivanti dai crimini di guerra e contro l'umanità compiuti da loro funzionari. Tale norma - afferma la Corte - è in radicale contrasto con i principi supremi della nostra Costituzione (i c.d. "controlimiti"). In Italia è dunque ora possibile convenire in giudizio gli stati stranieri responsabili di simili violazioni dei diritti fondamentali (si pensi ai processi sui crimini nazisti compiuti dopo l'8 settembre). Tante sono però le perplessità che la sentenza ha suscitato. Per molti osservatori, ad esempio, la decisione della Corte non rispetterebbe importanti cardini del processo costituzionale: a questa analisi è dedicata la parte centrale del libro. Ci si chiede inoltre se sarà davvero possibile che le vittime ottengano i risarcimenti loro dovuti (nonostante le sentenze di condanna che cominciano a fioccare e che nel libro sono riportate). Si teme altresì che l'Italia - per "ritorsione" - possa essere chiamata a rispondere dei crimini compiuti dalle sue truppe durante il fascismo. In quale contesto di "globale" rimessa in discussione delle immunità statali si colloca poi questa pronuncia? E potrà essa contribuire alla formazione di una diversa consuetudine internazionale valida per tutti i paesi? Queste, in sintesi, alcune delle questioni affrontate nel libro, il quale distingue l'"anatomia", il "contesto" e il "seguito" ancora in corso di questa importante sentenza costituzionale.