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L'ingiunzione odierna a essere buoni genitori in funzione del sano e corretto sviluppo dei figli pone la genitorialità come una questione essenziale dal punto di vista degli individui e delle coppie che si impegnano nel "mestiere di genitore" e occupa un posto importante nell'esperienza della vita quotidiana e nella auto-percezione di un soggetto adulto. Attraverso i risultati inediti di due ricerche empiriche condotte con operatori del privato sociale e genitori, il volume indaga le circostanze e le modalità attraverso le quali è emerso e si è affermato il concetto di genitorialità esaminandone la percezione e i significati che gli vengono attribuiti. Con l'affermarsi della cultura della genitorialità, il suo esercizio si pone come questione di interesse pubblico e spesso anche politico. Nella misura in cui ai genitori è rivolta la richiesta sociale di essere competenti, anche l'azione degli operatori sociali e giuridici giunge a saggiare la qualità delle relazioni familiari e parentali in riferimento al principio del preminente interesse del minore. Nuovi significati sono attribuiti alla genitorialità, che appare sempre meno orientata al controllo, specie nella disciplina in famiglia, e sempre più all'efficacia. Diventata questione morale e non solo pragmatica, la genitorialità è resa oggetto di attenzione circa la sua adeguatezza, in una cultura che ridefinisce i rapporti di potere tra madri, padri, esperti e bambini. In questo contesto si fa strada non senza difficoltà, incertezze e opposizioni la prospettiva di una genitorialità autorevole, conforme al criterio di una libertà entro i limiti, altrettanto lontana dal principio autoritario dell'educazione (limiti senza libertà) quanto da quello antiautoritario (libertà senza limiti).