Tab Article
L'anarchismo attraversa la storia degli Stati Uniti nel ventesimo secolo in modi sorprendenti. Lungi dal rivelarsi un corpo estraneo alla cultura e all'immaginario del paese, i libertari americani hanno presentato l'ipotesi anarchica come l'espressione più aderente e fedele allo spirito della nazione. Nel crogiolo bohémien del Village di inizio Novecento, nel fiorire del pacifismo a metà anni Quaranta, nei magmatici Sixties della controcultura e della ribellione giovanile, nelle grandi manifestazioni no-global di fine secolo, gli anarchici sono spesso tornati alle radici ottocentesche della loro esperienza libertaria, gradualista e di mercato, di contro alle tendenze rivoluzionarie e comuniste prevalenti in Europa, proponendo modelli di organizzazione sociale egualitari e antigerarchici, valorizzando l'autonomia del singolo e il suo diritto ad associarsi liberamente, guardando a decentramento e federalismo. In questo loro sforzo si sono ritrovati a esprimere un anarchismo nuovo che entro una società ormai di massa propone forme di azione e intervento inedite: modalità di convivenza in comunità e piccoli gruppi, basati su libertà e autonomia, che siano progetti pilota per il nuovo da costruire ma anche esperimenti di vita; programmi culturali mirati alla decostruzione delle mitologie e delle idee-forza del tardo capitalismo; un pluralismo che delinea la società del futuro come un regno di "libera sperimentazione", in cui convivano modelli diversi di stili di vita.