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Negli ultimi decenni il tema dell'eternità e della resurrezione dei morti sono entrati di prepotenza sulla scena della psicoanalisi e della terapia familiare: l'eternità con l'allungamento delle cure oltre i limiti dei tempi infiniti; la resurrezione con il fenomeno sempre più frequente del ritorno degli antenati fra i loro discendenti, sia nei loro sogni, sia attraverso le medesime malattie del corpo che colpiscono i viventi come un tempo avevano colpito gli antenati. La tesi del libro è che i defunti che ritornano non sono una proiezione del discendente sopravvissuto, ma una presenza autonoma che torna al fine di dire ciò che ha da dire; la ragione principale di questo viaggio è la rivendicazione, che prende avvio dall'inattenzione, dall'indifferenza, dalla noncuranza dei viventi per le onoranze funebri che i morti aspettano e pretendono. La cura non passerà quindi attraverso i sentimenti di vergogna e di colpa dei sopravvissuti, ma si costruirà sui loro atti d'amore e misericordia dimenticati - una preghiera, un fiore, una conversazione muta - capaci di estinguere i debiti contratti e di convincere gli antenati a restare in pace nell'aldilà. Il materiale della ricerca si basa sulla presentazione e discussione di conversazioni con i pazienti, ma anche su richiami alla tradizione poetica e teatrale classica, da Omero a Eschilo a Seneca. Il libro è inoltre arricchito da una introduzione di Vittorio Cigoli.