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"Colletti bianchi", "quadri", "servi del padrone", "tecnici", "signorine", sono alcune definizioni di impiegati: ma cosa sappiamo di loro? L'autore indaga, ricorrendo a fonti aziendali e a più di cinquanta interviste a impiegati e dirigenti della Fiat, una realtà poco conosciuta del grande gruppo torinese a partire dal secondo dopoguerra fino alla fine del '900. Il ricorso alle testimonianze dirette e alla storia orale rappresenta un metodo efficace per delineare e far emergere la memoria di un gruppo e dinamiche lavorative, e non solo, complesse: basti pensare al confronto tra diverse professionalità, alle relazioni sociali nell'ambiente di lavoro, ai rapporti gerarchici, ai rapporti uomini-donne, operai-impiegati, al processo di sindacalizzazione, alle modalità di licenziamento. Il tutto filtrato dall'esperienza soggettiva e dalla percezione, da parte dei protagonisti, del "loro" ambiente di lavoro e dei grandi avvenimenti della società. Arricchisce il volume un campione di nove interviste, integrali, dalle quali emergono tematiche ben precise - quali le differenze tra generazioni, tra memoria femminile e maschile, tra professionalità -, delle "costanti" - l'antisindacalismo, la Fiat che protegge i dipendenti, il mito dell'operaio demiurgo - e, infine, la percezione dei mutamenti: l'etica del lavoro, l'approccio verso l'informatica.