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Nello spazio delle nostre città è possibile oggi riconoscere una molteplicità di espressioni creative e progettuali, portate avanti da persone comuni per rispondere agli stimoli e ai cambiamenti imposti dalla vita contemporanea. Durante l'esperienza del primo lockdown, questa progettualità diffusa è emersa in maniera potente e visionaria, rivelando un cambiamento profondo nel rapporto tra gli abitanti e il proprio spazio e aprendo inedite prospettive progettuali dentro e fuori dalla casa. Cinquanta studenti del corso di Scenografia e Spazi della Rappresentazione del Politecnico di Milano esplorano questa condizione abitativa nuova, progettando degli allestimenti nelle proprie case al fine di immaginarne nuovi significati e usi possibili. Ne è emersa una inedita geografia di gesti e significati che espande la dimensione tradizionale dell'abitare e introduce un modo diverso di guardare e vivere gli spazi di tutti i giorni, rimescolando i concetti di privato e pubblico, interno ed esterno, domestico e lavorativo, reale e virtuale. Questa pubblicazione racconta gli esiti dell'attività didattica e progettuale, ampliandone le riflessioni attraverso saggi e conversazioni multidisciplinari. La dimensione scenografica che permea l'abitare contemporaneo emerge e dà vita a un'intuizione profonda: confinati in casa ci siamo trovati a dover scoprire nello spazio domestico tutti i significati perduti della città e, quando ciò non è stato possibile, ci siamo accorti che si poteva immaginarli e quindi progettarli. È così che prende forma la città dei progetti personali, dal dilagare di un atteggiamento progettuale che appartiene davvero a tutti, che riscrive il significato dell'architettura della città, partendo dall'architettura delle nostre azioni quotidiane.