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Il volume che proponiamo può essere utile a studenti, familiari, ricercatori, professionisti della salute e a quanti ritengono che l'aver cura dei malati significhi soprattutto difenderne la dignità e la stima, riconoscerne l'umanità, oltre le maschere, talvolta incognite e normalizzanti, della patologia e della non autosufficienza. La gentilezza è il segno esteriore di una moralità profonda, di un desiderio sincero, che si esprime con atti visibili, di essere utili per alleviare la sofferenza dell'altro. Il desiderio di curare toglie di mezzo qualsiasi pretesa di risarcimento, concreto o psicologico. Inoltre, la gentilezza non è mai noiosa, ripetitiva, pesante, intrusiva, ma sempre lieve, pur senza perdere di concretezza e quindi di serietà e credibilità. Ma come costruire una RSA (ma anche un centro diurno, un servizio sociosanitario, un segretariato sociale) gentile? Può essere molto complesso, ma ci rendiamo presto conto che non vi sono altre vie se si vuole evitare l'aggressività senza dolcezza, che si autoriproduce e crea angoscia su angoscia. La silenziosa, gentile opera quotidiana di donne e uomini - che assistono i loro simili, meno fortunati - e la loro esemplare naturalezza rappresentano una vera rivoluzione culturale: la scelta della ragione dell'essere su quella dell'apparire. E quindi, come dice Marco Trabucchi nella sua prefazione, "onore a medici, infermieri, OSS, ASA, psicologi, fisioterapisti, educatori, terapisti occupazionali... a tutti coloro che si sentono rappresentati in questo volume sulla gentilezza".