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La ricerca (critica approfondita) in architettura si è comprovata, fino a oggi, nella speculazione retorico-teorica, così con l'applicazione del processo compositivo all'architettura nella maggior parte dei casi, quelli autentici, si conforma a una ricerca, anche personale, che ne supporti l'esito, sia esso funzionale, tipologico, come anche figurativo. Si vuole qui sostenere in merito alla sostanza e alle aspettative di ricerca, forse per la prima volta in architettura, un termine-concetto che ne coinvolga il senso e il corpo materiale, il prodotto, giustificandone operativamente la frammentazione che in alcuni casi lo caratterizza: il caso di serendipità; vale a dire il manifestarsi di un'esperienza imprevista ma inseguita nel tempo, mentre se ne persegue un'altra. Nella scienza applicata si tratta di trovare, nel corso di osservazioni empiriche, dati o risultati imprevisti da una teoria o contrastanti conn essa, ma di importanza fondamentale. Il termine viene dall'inglese serendipity, da Serendip, antico nome dell'isola di Ceylon, "parola d'autore" coniata e usata nel carteggio da Horace Walpole, a sua volta sedotto dalla fiaba persiana di Cristoforo Ameno "Viaggi e avventure dei tre principi di Serendippo".