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Una panoramica sul linguaggio che parte dalle sue origini biologiche e giunge ai tentativi attuali di inserirlo nelle macchine per dotarle di intelligenza artificiale. Un percorso che parte dalla tesi che il linguaggio non è una conseguenza della cultura, ma è anteriore a questa e geneticamente innato. Perciò il linguaggio non è la conseguenza, bensì l'origine e la causa di ogni cultura umana. L'autore concentra poi la sua attenzione sulla formazione del patrimonio cognitivo della specie che l'uomo ha accumulato tramite il linguaggio e conservato fuori dal cervello del singolo. In quella memoria collettiva che viene attivata dalla ripetizione ritmica nelle antiche culture orali, o nei libri e nei supporti mediatici nella società attuale. Infine scopriremo, analizzando i tentativi compiuti per infondere l'intelligenza nelle macchine, che dell'intelligenza il linguaggio è solo uno strumento, e nemmeno il più importante. Se gli operatori della logica sono decisamente incapaci di dar vita all'intelligenza, forse dovremmo seguire l'invito di questo saggio ed esplorare con occhi nuovi il mondo delle emozioni: il mondo degli Operatori Bioreferenti.