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"Orfeo ubbidiente" è l'esordio di Alma Saporito, peraltro già presente in numerose - antologie e riviste anche in veste di drammaturga. L'io autoriale si sussegue in rarefatti e condensati quadri scenografici che narrano un quotidiano che in molti tratti rinvia alla poetica di Magritte, al silenzio straniante e misterioso del mondo. Risuonano nel libro la tensione a rintracciare un equilibrio razionale e placato, senza cedere al sogno e al desiderio (come nel testo da cui è tratto il titolo della raccolta "Incontro": Custodirò leggende del passato e come un Orfeo ubbidiente non volterò il mio capo) e la fiducia - di fronte al crudo della vita (il ritmo di vecchiaia, a volte la natura non arreca nocumento) - nel potere taumaturgico della parola (inesorabile traccia il cammino la poesia). Le stesse tematiche amorose si muovono in cerchi concisi, a dar conto del pulsare tra apertura e ferite, tra veglia e sonno (ho sparso i petali sul cuscino). A livello formale l'alternanza di distici e terzine nei brevissimi testi, quasi flash, preserva comunque una prosodia classica e musicale che si amplia nella poesia conclusiva della raccolta "Trilogia dal futuro".