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Le Tavole Iguvine, "il più significativo testo rituale di tutta l'antichità classica" (Giacomo Devoto), costituiscono un patrimonio unico di informazioni, dirette e indirette, sulla civiltà degli Antichi Umbri, la gens antiquissima Italiae di Plinio il Vecchio, che di loro riferisce inoltre che "sarebbero sopravvissuti alle piogge quando la terra fu inondata". Sono sette tavole bronzee, incise su dodici facciate; 4.365 le parole dei testi in lingua umbra risalenti all'VIII secolo a.C., la cui trascrizione su bronzo da tele di lino, tavolette di legno, pelli conciate si colloca tra il III e il I sec. a.C. Esse raccontano una storia straordinaria, che, integrata dai reperti archeologici, perpetua la realtà di genti organizzate in comunità solidali e sostanzialmente egualitarie, almeno fino all'avvento delle città-stato, le cui peculiarità culturali erano il rispetto della natura, la lealtà e la fedeltà alla parola data e ai patti stipulati (stiplaom, stipulare, è parola umbra), la religiosità sentita profondamente come sostanza e suggello dei valori condivisi, la solidarietà e l'amore per la pace.