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Questo lavoro, dopo un'accurata disamina del concetto di scienza nel mondo antico e in particolare nella cultura romana, affronta nel dettaglio l'analisi delle "Naturales quaestiones" di Seneca. In esse emerge come il procedimento scientifico si distanzi dall'ingenium excitatum et acutum, utile all'uomo per le attività che sopperiscono ai bisogni essenziali legati alla contingenza del vivere, configurandosi piuttosto come autonoma attività speculativa che, per raggiungere la conoscenza della natura (naturae notitia), necessita di un sostrato concettuale trasversale in grado di penetrare nelle leggi stesse che regolano l'universo, ideale "tempio degli dèi". Nella visione senecana, la scienza viene a coincidere con la filosofia stessa in un singolare sforzo etico all'interno di una visione del sapere come sintesi multidisciplinare di notevole modernità.