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Daniele il sognatore e Michele nel mare e vento. Una diade non nelle intenzioni forse, ma nel risultato; dal momento che traccia un percorso di scrittura ed esistenza. Non lineare, ma cerchio imperfetto, se da un sogno parte e all'insegna di un altro differente sogno si conclude. Se inizia con Daniele, un uomo a un momento di svolta, che sceglie la vita e si scuote dall'abbruttimento squallido di anni di alcol, e di perverso trascinarsi e sprofondare compiaciuto nel lutto non elaborato di un amore. E approda in Michele (verosimilmente, un Daniele anziano), sceso a patti con la vita di cui è tratteggiata una giornata copia di tante altre, uguali, assuefatte a una salvifica routine - porto-prigione sicuro, riparo da emozioni e desideri -, coi suoi gesti ripetuti e gli incontri scontati ma attesi, i ricordi - di vite, propria e altrui -, e soprattutto la memoria divenuta sogno (dell'unica donna amata e perduta) nel quale tuffarsi e annegare; unico respiro pieno di una senilità che ha bisogno di nutrirsi della pace del distacco, più rassegnato e voluto che serenamente maturato.