Dal fronte del Don ai lager sovietici. 42 mesi di prigionia nei campi di Tambov, Oranki, Suzdal, Vladimir, Odessa, S. Valentino di Bassi Giuseppe - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Dal fronte del Don ai lager sovietici. 42 mesi di prigionia nei campi di Tambov, Oranki, Suzdal, Vladimir, Odessa, S. Valentino

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Giuseppe Bassi racconta la partecipazione alla campagna di Russia nei complementi del 120º Reggimento Artiglieria Motorizzata della divisione Celere. Partito da Padova il 9 febbraio 1942, partecipò ai combattimenti per raggiungere la riva destra del Don e prendere posizione sull'ansa di Serafimovich. Pochi giorni dopo il ritorno da un mese di licenza premio, dal 16 dicembre 1942 si trovò coinvolto nel caos della ritirata. Intrappolato dai russi nella valle di Arbusowka, la "Valle della morte", dalla sera del 21 dicembre, assieme ad altri 30.000 soldati italiani e tedeschi, fu fatto prigioniero all'alba del 24 dicembre 1942, iniziando, già stremato per i combattimenti, la fame ed il sonno, le "marce del davai", preludio a tre anni e mezzo di lager. Il periodo della prigionia è illustrato dai suoi disegni, veri sostituti delle fotografie, dei luoghi, degli edifici e degli ambienti dei lager di Tambov, di Oranki e di Suzdal. Eseguiti a memoria, essi sono straordinari per la sicurezza del tratto, l'accuratezza e la precisione delle prospettive, la fedeltà dei particolari. A stupire in questo libro sono la vividezza dei ricordi, i nomi e i cognomi dei compagni e delle persone che animavano quel mondo, le date precise degli avvenimenti, la descrizione dei luoghi illustrati anche nei disegni. A sostenere la memoria spesso è l'indignazione per i trattamenti subiti, per l'indifferenza dei soldati e delle autorità russe di fronte a sofferenze atroci e per il disprezzo della vita dei prigionieri lasciati morire a migliaia quando spesso bastava poco per salvarne molti, come durante l'epidemia di tifo nel lager di Oranki. L'indignazione raggiunge il culmine quando l'autore parla dei fuorusciti italiani e della loro azione di propaganda politica a favore dei sovietici, indifferenti alle sofferenze dei connazionali. La molla che ha spinto Giuseppe Bassi, fin dal suo ritorno in patria, a raccogliere e ordinare le sue memorie di guerra e soprattutto di prigionia è stato il bisogno di testimoniare in prima persona le atrocità di cui è stato vittima e testimone, di onorare i tanti compagni ed amici morti nei combattimenti e durante le marce sulla neve con temperature

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