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L'esperienza artistica di Vincent Pirruccio parte dal lontano Costruttivismo per arrivare ed inserirsi appieno in quei movimenti minimali degli anni settanta che l'artista ha vissuto, esprimendo nella sua ricerca una matrice plastica nell'oggettivazione di spazi e volumi, di cui è stato uno degli esponenti di spicco. Dopo un periodo che lo ha visto impegnato in superfici specchianti caratterizzati da un assoluto geometrismo, egli si è concentrato su strutture bidimensionali che progressivamente si espandono generando movimento in contrapposizione alla staticità connaturata al genere scultoreo. Quello che Pirruccio propone a Taormina oggi è un progetto di public art (sette, grandi opere ubicate lungo l'asse viario del Corso Umberto; intervento temporaneo) che si avvale di un'esperienza maturata prima fuori dall'Italia e successivamente a Milano, supportata da firme qualificate della critica italiana quali Gillo Dorfles, Daniela Palazzoli e Flaminio Gualdoni, e con esposizioni insieme a nomi come Fontana, Ceroli, Dorazio, Manzoni, Scanavino, Sol Le Witt e tanti altri importanti artisti della scena europea.