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In maniera poetica Pier Paolo Pasolini utilizza l'espressione «razza sacra» per indicare tutta quella umanità che resiste all'omologazione, alla religione della merce, alla perdita della propria unicità. In particolare in «razza sacra» è contenuto il concetto di negritudine, che gli sarà molto caro; e cioè i diversi, i non integrati, gli sconfitti, i poeti, le donne, i bambini, coloro che si ostinano a custodire o testimoniare un'altra concezione della vita e della civiltà. Questo libro è una ricognizione intorno al mondo femminile pasoliniano: le donne hanno insegnato a Pasolini un modello di comportamento poetico e civile, l'importanza di non accettare compromessi, di restare fedeli a se stessi. La madre Susanna, Giovanna Bemporad, Silvana Mauri, Elsa Morante, Laura Betti, Anna Magnani, Silvana Mangano, Maria Callas, Amelia Rosselli, Anna Maria Ortese... amori e amicizie che hanno costituito esempi di resistenza al mondo corrente, insegnando una poesia coraggiosa, fieramente diversa e sempre in rivolta. Il femminile, dunque, come genealogia d'intelletto, come percorso di intimità, solidarietà, complicità, che ha costituito per Pasolini una vera e propria patria sognata.