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Il volume, frutto della decennale attività di ricerca del Centro Studi e Documentazione isola di Ustica, racconta le vicissitudini di quei libici a più riprese e coattivamente trasferiti nell'isola di Ustica dal 1911 al 1934: un arco di tempo di ventitré anni, compreso fra l'Italia colonialista e liberale di Giolitti e quella imperialista del fascismo. Fatti prigionieri o arrestati nel corso delle indiscriminate azioni di polizia coloniale che accompagnarono l'occupazione italiana, centinaia di libici venivano sbarcati in catene sull'isola per essere poi condotti nei "cameroni", gli squallidi luoghi di reclusione. Lì continuò a consumarsi la loro tragedia: molti morirono di stenti e malattie. La presenza dei deportati segnerà profondamente la storia dell'isola di Ustica, coinvolgendola in un rapporto diretto e duraturo con il popolo libico.