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"La volgarità, la disonestà, il nulla culturale, una colpevole ingenuità, erano il vero bersaglio del libro, in una "critica della cultura" della società catodica. Un bersaglio che non è mutato, nell'impegno intellettuale di Biuso, e l'autocritica con la quale conclude la riedizione del libro lo prova ad abundantiam. Biuso propone un'ecologia visiva, per avere un'ecologia della mente, una spinoziana medicina mentis, una materialissima salute dell'anima; per salvare quello che gli sta più a cuore, l'interiorità che il corpo custodisce: sottrarsi alla società dello spettacolo è insieme difendere il corpo dalla possibilità di essere defraudato della sua interiorità - di essere ridotto a merce, a merce consapevole anche quando "si" gode - e l'interiorità dalla perdita del suo corpo, quando si "virtualizza" in una partecipazione senza carezze, senza contatto, senza patema vero, consumata e vissuta solo negli occhi."