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Giorgio Fossaluzza esamina il "polittico" di Vittore Carpaccio per Pozzale di Cadore in maniera completa ed esauriente, evidenziandone in particolare gli aspetti tipologici e iconografici. Senonché, come succede a chi compie delle escursioni tra quelle Dolomiti nelle quali si trova l'opera del maestro veneziano, man mano che si procede nella lettura del volume si aprono in continuazione panorami sempre più ampi e affascinanti. Ne nascono approfondimenti sullo stato della pittura dalla fine del Quattrocento ai primi del Cinquecento in Cadore, nel Bellunese e nel Feltrino, confronti con le ultime opere del Carpaccio per Venezia, Istria e Cadore, discussione su quegli aspetti che la critica di questi ultimi anni ha sottolineato, quali il rapporto tra centro e periferia o tra autografia e interventi della bottega. Dal mondo più strettamente artistico lo sguardo dell'autore si apre poi al contesto sociale e religioso della committenza con congetture circa l'apporto dei regolieri di Pozzale e del Lume di San Tommaso. Decisamente originale è l'approfondimento sul governo della chiesa cadorina da parte dell'arcidiacono Pietro Aleando e dei suoi rapporti con il Patriarcato di Aquileia, oltre che con le diocesi di Cèneda e Vicenza, sfociati nella Bolla "Sacrosanta Romana Ecclesia" di Clemente VII del 24 luglio 1526, edita qui nella sua integralità, dimostrandosi punto di riferimento per conoscere la situazione che le comunità cadorine vivevano in quella delicata fase storica.