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"Una città che cresce a dismisura, dimensione orizzontale e metropolitana di una realtà che non conosce limite. "Camere attigue", invece, dove ogni limite è confine; un io smarrito alla ricerca di sé nella dimensione verticale di un'ascesi che procede faticosamente fra i meandri di una quotidianità urbana e irrisolta. Unica risorsa, lo sguardo, ma quello di una madre, e una parola attenta, penetrante, perché "scovata" nel respiro di chi la dice. Un percorso intimo, mappa di una solitudine dove l'equilibrio è concepito come tensione, fra interno ed esterno, maschile e femminile, grembo, involucro, e assenza e ricerca di significato. Una testimonianza di vita, intensa perché comune e mai banale. E un lavoro prezioso; una poesia destinata a rimanere oltre la pronuncia". (Francesco Scaramozzino)