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Quando ti porta nei vortici complessi degli umori umani, così fitti, così molteplici, così soliti, la poesia non ci si inzuppa, non vi coabita più di tanto, ma è capace di scardinare gli appigli deviati dal quotidiano spicciolo e dalle complicazioni intellettuali. La poesia di Valeria Di Felice vuole chiarificare attraverso il ritmo e la decontestualizzazione della parola, alimentando fortemente una presenza d'esserci e il significare sul mondo e sulle cose, con evidente e tormentata ricerca, niente affatto esausta. L'universo delle passioni si intinge di vita e non è mai quella voluta, ma quella da volere per cui si deforma e può contaminare le cause che brutalizzano le chiarezze, non certo a Valeria che batte sul tamburo della rinascita e della scoperta, dello sgomento e della stupefazione. Il vero nucleo dell'amore è per Valeria l'amore, il vero nucleo della poesia è per Valeria la poesia. Valeria scrive la poesia che ama, ama la poesia che ama ed è completamente da esplorare anche quando è stata crudemenente esplorata. È il tormento dei poeti che cercano in una parola nata nelle notti insonni la vicinanza con Dio.