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Paolo, convinto affiliato alla mafia di un tempo, due volte è andato in galera e due volte ne è uscito, accumulando trentacinque anni di carcere. Con la chiara aureola di chi si porta addosso due omicidi e 35 anni di galera, si muove per le vie del paese stimato e ossequiato da grandi e piccoli. Appena in libertà, si rende conto che all'interno della onorata società le cose sono radicalmente cambiate. Qui vive e consuma la sua doppia tragedia, Legato com'è al suo passato, retto sul sentimento di mafia, e il presente, impastato di droga e di delinquenza comune. Pina, ormai molto anziana, al figlio ribadisce la sua noncuranza della ricchezza, per cui i suoi nuovi amici si battono e muoiono: "Te lo dissi mille volte. Appresso alle ricchezze non ci andammo mai. Il rapporto di Paolo e la madre caratterizza il romanzo dalla prima all'ultima pagina. Da una parte c'è il figlio indolente e neghittoso, dall'altra la madre iperattiva e autoritaria. Lui uomo per forza e lei venuta al mondo donna, per ironia della natura matrigna. Paolo chiude la parabola della sua esistenza ai funerali della madre oppressiva anche dalla bara e di fronte alla nuova mafia, spietata erogatrice di droga e morte.