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La storia che Lauro Venturi ci racconta in "Romanzo reale" è un affresco dell'Italia di oggi, quella della crisi economica. E forse di quella di domani. Con tutte le sue contraddizioni e sfaccettature, con gli egoismi e le ingiustizie che sembrano sempre prevalere e i piccoli eroismi quotidiani di chi lavora e fatica ad arrivare alla fine del mese. C'è qui l'Italia ma anche l'"altra Italia", troppo spesso invisibile e sottaciuta. Il paese dei furbi, dei cinici, dei super ricchi, degli arrampicatori e quello del popolo, della "gente comune", del mondo del lavoro e delle professioni, della resistenza morale di chi trova semplicemente naturale vivere secondo valori e principi di onestà e rettitudine. C'è qui l'Italia dei faccendieri e quella del volontariato. C'è l'Italia di Enrico e quella di Libero, quella di Samantha e quella di Sara, i personaggi del romanzo che rappresentano mondi che convivono quasi senza sfiorarsi. Inutile dire che Venturi sceglie di stare dalla parte dei vinti, dei sommersi, degli umiliati e offesi, ma soprattutto dei giusti.