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"Mentre appoggi le mani dietro la schiena per distendere le gambe conserte, un'orchestra di novanta archi attacca una fuga; dietro le orecchie ti sibilano i sistri infuriati degli anonimi esecutori di questa sinfonia imponente. Il fienile è al buio quasi completo, salvo i bagliori di alabastro che ti spiano da dietro le travi. L'orchestra si allontana, stizzita dalla tosse del tuo compare, che si china in avanti per controllare di sotto senza doversi alzare per forza. L'aria della sera è tiepida; una viola, superstite, piange da sola note ascendenti, che sgorgano dalla gola di un cane nascosto sull'altro lato della collina, e intorpidisce i casolari di cui è cosparsa l'ombra; un violoncello costeggia la strada con arcate sovrumane e interminabili, e diminuisce giù per una carraia. La carta sottile che sfrega contro i polpastrelli del tuo compare batte d'un tratto il tempo per una cascata bollente di contrabbasso, e accarezza il bordo di piatti dorati, e sussurrano le spatole al sassofono impazzito un delirio vertiginoso che dal buio ti cola spontaneo sugli occhi disegnando armonie imprevedibili; mai al mondo hai sentito niente di più travolgente e delicato. Come draghi rimanete appollaiati lassù, con i palmi impolverati, ad annebbiare un ramo che si affaccia sul vostro rifugio..."