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"Il racconto di Aurelia prende avvio con una descrizione dai toni aulici della città natia, Pinsk, un luogo che rimarrà per sempre nel cuore e nella memoria dell'autrice... Da questa magnifica cittadina abitata da Polacchi, Ebrei, Armeni, Ucraini, gente di diversa provenienza culturale ma accomunati dall'atteggiamento cordiale e da 'uno spiccato senso dell'ospitalità', in una gelida notte del 1940, Aurelia è strappata al calore e alla sicurezza della sua casa dai soldati sovietici e, insieme ai fratellini e ai nonni, caricata su carri bestiame è condotta in Siberia... Per la giovane Aurelia si spalanca un inferno di tormenti, privazioni, malattie e sofferenze accelera bruscamente quel processo di maturazione umana che, in condizioni normali, avrebbe richiesto anni e anni di tempo... Le pagine che seguono ricche di fascino, di descrizioni accurate di luoghi geografici e spazi temporali diversi l'uno dall'altro, conducono il lettore con un linguaggio semplice, privo di orpelli letterari, a conoscere una tragedia immane che non si può dimenticare." (Cosí scriveva nel 2013 Giorgia Greco nella sua recensione delle memorie di Aurelia Raszkiewicz)