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«Un qualsiasi libro sul '68 non poteva prescindere dalla politica. Era il suo elemento naturale. Tuttavia, un romanzo poteva passarci in mezzo, attraversarla toccando qua e là l'essenziale per servirsene a delinearne una trama. Poteva assumerla addirittura come il luogo stesso dell'azione e attraverso di essa farsi romanzo d'avventura. L'idea stessa d'avventura, poi, avrebbe aperto l'immaginario ad ogni possibile esperienza annessa alla politica, ma ben al di là dei suoi angusti confini razionali. Avrebbe dischiuso la porta dei sentimenti, portando a giorno anche i più riposti. D'altra parte cos'è che fa nascere l'esigenza di una palingenesi sociale e di una utopia politica? I sentimenti, non altro! Una volta che il cuore comincia a battere per le ingiustizie, lo fa anche per la libertà negata, per l'amicizia e la fraternità soffocate dall'egoismo e dall'ipocrisia e, infine, batte ancor più forte per l'amore ritrovato o finalmente trovato, per quella follia completa di sè che è l'innamoramento, che una società edonistica e ultracompetitiva sembra aver del tutto dimenticato. Questo il procedimento seguito in "Lepre pazza" e questo ne è anche l'obiettivo. Come dai sentimenti più elementari elusi e derisi nasca la passione civile e come da questa, poi, gli stessi sentimenti promanino prendendo il largo, travolgendo ogni barriera dettata dalla paura, dall'egocentrismo, dall'ipocrisia.» Giuliano Serioli.