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Questo romanzo di Gabriella Cuscinà racconta prima di tutto il senso del tempo e dunque la verità intramontabile della nostalgia. E' una finestra aperta sul panorama concreto e tangibile delle storie che si porta dietro, fra campagna siciliana e metropoli d'oltreoceano, prospettive di vita e semplici desideri dei personaggi, ma è anche la stessa finestra che dà sul medesimo luogo dell'anima e della memoria, improvvisamente circoscritto, escluso e negato a Diego, il protagonista principale, e ai suoi familiari. Le cose più semplici, così come i sogni, non sono più a portata di mano, e ciò che fino a ieri appariva ovvio e proiettato nel futuro oggi è assolutamente lontano e irraggiungibile. Ma c'è un elemento di scorta, quasi sempre, nel bagaglio interno e spirituale di ogni uomo puro, una sorta di spazio franco, destinato all'elaborazione del perdono, alla metabolizzazione degli accadimenti e alla rivalsa d'onore nei confronti del destino. E dato che ogni esistenza ha un proprio corso e nessuno ne conosce fino in fondo soste, curve o direzioni sembrerebbe suggerire l'autrice, - si può accettare serenamente una sconfitta da parte della sorte solo se si è in grado, con le buone qualità e la risolutezza, di riaddomesticare al meglio la piega negativa delle circostanze.