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"C'era scritto su quel sasso. Su quel sasso c'era scritto." Così cantavano allora le donne: "Se anche mi ci imbattessi, non potrei raccontare a nessuno cosa c'è scritto su quel sasso, perché non so né leggere né scrivere. Se davvero quel sasso esiste, vorrei che ci fosse scritto che la miseria finirà e che gli uomini che sono stati portati via, torneranno tutti, presto." Un racconto sospeso tra povertà ed emigrazione, tra fascismo, guerra e deportazione. La storia si dipana nella fatica del lavoro sempre ingrato con la gente di montagna, arretrata e fatalista, travolta dalla caduta del fascismo, dalle rappresaglie tedesche, dall'esperienza indelebile della deportazione e dal ritorno amaro in un Paese pavido, indifferente alla tragedia dei sopravvissuti. Questa è la corsa del protagonista, un bracciante di provincia emigrato in Francia per lavorare in miniera. Poi il ritorno in patria allo scoppio del conflitto, i rastrellamenti e la prigionia in Germania. I suoi occhi stupiti ed increduli osservano un mondo che non comprende ma, il suo sguardo, seppur velato di tristezza, cerca sempre segnali di speranza.