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Quello di Radaelli è una salita alla bellezza spiritualmente vertiginosa, un'ardita costruzione teologico-estetica che presuppone ed espone un intero e compiuto universo, nel quale il problema estetico non è che la prospettiva privilegiata dalla quale guardare al mistero dell'uomo e della creazione tutta. Per la prima volta nella storia della filosofia viene mostrata la fondamentale unità tra pensiero e realtà. L'Autore sottolinea con forza la destinazione cristiana di un'autentica "scienza del bello". Questo cuore è il mistero del Deus-Trinitas. Centrale, in questo senso, è la nozione di "immagine" (imago) che, in quanto nozione fondamentale di ogni estetica, è anche e soprattutto, sulla scorta della riflessione tommasiana, uno dei due nomi assieme a quello di Verbum del Figlio. Con ciò è gettato un ponte tra la dimensione del "bello" e quella del "vero". L'effetto che produce la lettura di queste pagine è quello di una specie di Summa Theologica piombata chissà per quale cortocircuito nel ventunesimo secolo.