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A prima vista questi racconti danno l'impressione di una deriva (auto)biografica. Ma, essendo il loro intento non già diaristico ma letterario, ad una lettura attenta essi si rivelano, più che pagine di un apocrifo biografismo giovanilistico, all'insegna di una fiction giocata su un grafismo generazionale in un tentativo di dire, sia pure in modo scanzonato, ironico e autoironico, la condizione esistenziale di una gioventù - altoatesina o meno, poco importa - disincantata e disancorata (o smarrita) al contempo.