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Una dichiarazione d'amore al rock, la musica che fa muovere le gambe "nonostante ogni amputazione", come cantavano i Velvet Underground. Un racconto a volte ironico, a volte intriso di malinconia, sulla musica e il passare del tempo, su come il rock possa salvare la vita di chi è cresciuto "in una piccola città all'ombra delle Dolomiti", sulle sue infinite seduzioni e sul suo kitsch. Un romanzo di formazione i cui capitoli sono altrettanti titoli di canzoni, dai successi dei primi anni '70 ai giorni nostri. Music box mescola la pura invenzione narrativa alla cronaca e a frequenti divagazioni sul filo di una memoria "inquieta"; si colloca quindi a suo modo su di un confine, come quello più volte evocato dall'io narrante, che disserta liberamente di concerti, ma anche di libri, amore, viaggi, cultura di massa, globalizzazione. La sua voce filtra - attraverso la musica e i rock show quasi quarant'anni di storia: dai concerti "ideologici" specchio degli anni '70 a quelli punk e new wave, fino alla caduta del muro di Berlino, agli anni Novanta della guerra balcanica e di Internet, per arrivare al XXI secolo che si annuncia con l'attacco alle Twin Towers, la musica etnica, i ritmi africani.