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La Genesi ci mostra Dio stesso come autore del matrimonio. È Dio stesso che presenta la donna all'uomo: "E la condusse all'uomo" (2,22). Il matrimonio è un progetto di vita santo; la sua struttura è stata voluta da Dio e reca in sé la benedizione divina. Il secondo racconto della creazione, molto più antico del primo, è pieno di immagini poetiche. Attraverso il suo stile letterario, con la ricchezza delle sue espressioni, troviamo dati interessanti per comprendere il significato dell'attrazione tra l'uomo e la donna, risaltando il significato unitivo dell'amore. Mentre la narrazione sacerdotale del capitolo primo inizia spiegando il caos che si osserva nel mondo, la seconda, jahvista, presuppone, come punto di partenza, un deserto arido e secco, che Dio trasformerà in oasi o giardino incantevole, dove l'uomo appare padrone e signore. A partire di qui, la descrizione acquista una singolare forza. La solitudine dell'uomo produce in Dio l'impressione che qualcosa non andava bene nella sua opera creatrice: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile".