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Violare significa penetrare con violenza in un territorio sconosciuto che non ci appartiene e che ha, proprio perché non è nostro, una particolare sacralità, fatta di penombra, circoscritta e silenziosa e Nicola De Matteo azzarda questa violazione non penetrando con violenza, ma sollevando un velo con delicatezza, con discrezione e pudore perché, le sue, non sono intimità impronunciabili, oscene, segrete, ma momenti di vita colmi di buoni sentimenti, di quei valori antichi e di quelle antiche tradizioni che hanno formato la sua personalità nei lontani anni dell'infanzia, della fanciullezza e dell'adolescenza. Ed ecco prendere vita, in queste pagine, un mondo contadino (gente umile e di cuore), che è rimasto solo nel ricordo personale dell'autore, pur appartenendo ad una coralità d'altri tempi, difficile da dimenticare.