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"Io non aspetto" è la storia di un romanzo scritto da due professori di liceo, avviliti e soffocati dalle spire della burocrazia scolastica, che scoprono di avere davanti a sé due possibili alternative: liberarsi da quella specie di boa constrictor che toglie loro il fiato e cambiare totalmente vita, o sublimare l'impulso alla fuga nella scrittura. Così, visto che non è più il tempo dei colpi di testa, decidono di scrivere a quattro mani una storia che finisce per essere il loro rifugio nel quale, come cospiratori, si nascondono in ogni occasione possibile, principalmente durante i momenti di noia mortale dei collegi-docenti, per vivere avventure immaginarie, fantasie erotiche, excursus nella trasgressione estrema. Ne esce un romanzo nel romanzo, dal cui titolo si desume l'invito alla non-attesa, al carpe diem, ovvero la necessità esistenziale di vivere esperienze non ordinarie, di cogliere l'attimo, di bruciare il tempo e la notte.