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Loro, certi uomini, sempre pronti a correre dalla mamma, a nutrirsi del proprio egoismo, a parlare la lingua del patriarcato; lei, donna amorosa, con la capacità di spogliarsi in un attimo delle sovrastrutture che la Storia le ha cucito addosso e di calarsi nel ruolo primordiale della femmina-madre-amante. Nessuna meraviglia se, dal loro incontro, i primi emergono ammaccati e la seconda delusa: che vale saper parlare il linguaggio originario dell'amore se l'interlocutore ne ha dimenticato i fonemi e le regole sintattiche? Ma la donna amorosa, come in un romanzo di formazione, non smette mai di cercare un più profondo sapere e di desiderare un uomo selvaggio e mite, finalmente in grado d'intonare con lei l'antica canzone della specie.